"The hairless monkeys that don't get tired"
Ho questo ricordo della mia prof di scienze del liceo che diceva che, sebbene gli esseri umani fossero fragili rispetto agli animali con cui convivevano in passato, questi avevano il notevole vantaggio di poter sudare, poter raffreddare il proprio corpo durante la corsa e non doversi fermare frequentemente come gli altri mammiferi.
Non sono sicuro se sia successo davvero o se semplicemente io abbia abbinato questa notizia a qualche frammento di memoria.
E' dunque questione di resistenza. Di resistenza e determinazione. Quei bipedi che, nonostante le miglia di corsa, non si fermano a riposare. Per sopravvivere, per far sopravvivere la propria specie, per tornare al proprio giaciglio con cibo da condividere con la propria tribù, con le proprie genti, con la propria famiglia.
La resistenza è stata ciò che ha permesso ai predecessori dell' homo habilis di sopravvivere e di portare avanti la propria specie; la determinazione, ciò che ha permesso all'umanità di salvarsi da sola. Perché alla fine di questo si tratta: sopravvivere ad un ambiente ostile usando le proprie capacità.
E le capacità con cui noi siamo partiti non sono una forza mostruosa, o una velocità supersonica, e nemmeno da sensi super acuti.
Siamo partiti con la capacità di sudare e con qualche sbieca propensione alla comunicazione.
Ho pensato che la determinazione è ancora oggi ciò che permette all'uomo di salvarsi. Se non dalla morte di fame o dalle bestie che cercano una preda, sicuramente da minacce molto più astratte ma comunque non per questo soltanto teoriche. Le minacce delle dipendenze, che nel senso più vasto variano dalle droghe e dall'alcool, dal fumo al gioco d'azzardo ma anche ai social media, in questo fiume di contenuti pensati per tenere il cervello impegnato con suoni, risate, colori. Buchi neri che risucchiano la soglia dell'attenzione, il tempo, e poi, 15 secondi alla volta, la vita.
I nostri occhi, una volta allenati a stare dietro ai movimenti dei predatori, adesso seguono ammaliati lo scorrere dell'infinite scroll, incantati dalla rapidità con cui lo schermo può inventarsi qualcosa di nuovo da suggerirci.
Ma è la determinazione che ci ha salvati allora, e forse allora la determinazione può salvarci ancora. Può indirizzarci su strade tutt'altro che facili ma che vale la pena di percorrere (una sorta di revival della caccia dei nostri antenati). Una determinazione che non ci serve a fuggire (non è mai servita a quello), ma a rincorrere (a volte la preda, a volte i nostri sogni).
Siamo cambiati tanto da allora, i connotati, le società, i modi di relazionarsi al mondo...
Ma spero che la resistenza sia ancora quella.
Non arrendersi mai, questo è il punto forte degli umani.